Lunedì 4 marzo la nostra scuola ha ospitato una testimone dell’esodo giuliano dalmata, la signora Mirella Giurandich presso l’Aula magna della sede centrale.
La signora è originaria di Fiume, da cui è scappata a seguito dell’occupazione jugoslava della regione quando ancora era bambina.
Infatti col finire della seconda guerra mondiale le truppe partigiane jugoslave, comandate dal generale Tito, entrarono in numerose città lungo il litorale istriano dalmata scacciando i militari tedeschi e repubblichini e occupando la regione.
A seguito di questi eventi il governo titino iniziò una politica di slavizzazione delle regioni di Istria e Dalmazia che presentavano una rilevante parte di popolazione italiana, specialmente nelle città costiere.
Questa politica di assimilazione fu molto cruenta; prevedeva anche atti intimidatori verso gli italiani da parte dei miliziani titini, il massacro indiscriminato di migliaia di italiani nelle foibe, e infine l’esodo della popolazione italiana dalla regione, che comportò almeno 250.000 sfollati.
Furono circa 150.000 coloro che giunsero in Italia, principalmente nel nord o nelle grandi città.
La storia della signora Giurandich si inserisce quindi in un contesto feroce, tra la seconda guerra mondiale, l’occupazione tedesca prima e jugoslava poi e infine l’allontanamento forzato degli italiani da quei luoghi.
La signora allora frequentava la scuola elementare, mentre suo padre era occupato nell’industria bellica (questo fatto lo porterà a fuggire un anno prima rispetto al resto della famiglia dalla città per paura di ritorsioni da parte dei titini). L’arrivo delle forze titine non era atteso dai tedeschi, i quali invece avevano minato il porto aspettandosi uno sbarco anglo-americano. Con l’arrivo delle milizie titine, mentre nella città iniziarono i primi sequestri e i primi scontri, nella vita della giovane il principale sconvolgimento fu l’adozione del croato nelle scuole in sostituzione dell’italiano. Le scuole non erano dotate di libri di testo in croato o serbo e la testimone ha raccontato come non capisse molto delle lezioni in lingua croata, e che infatti il suo voto in Croato fu basso, cosa che però rese felice il padre. Dopo circa un anno anche la signora Giurandich e la madre decisero di lasciare la città e di raggiungere il padre che intanto era emigrato a Salerno. Dopo aver superato il confine a Trieste raggiunsero anche loro Salerno in pochi giorni.
Lì la famiglia si scontrò con differenze linguistiche e culturali, tra le quali l’uso del dialetto da parte della popolazione cittadina e la minore emancipazione delle donne meridionali rispetto a quelle istriane.
Inoltre la giovane Mirella era rimasta indietro nel programma scolastico rispetto ai nuovi compagni di classe ma ciò non le impedì di finire le elementari e poi di diplomarsi. I salernitani si mostrarono inclusivi verso la famiglia, la signora infatti considera i napoletani e i campani come persone di grande cuore, nonostante questo ci fu anche chi vide la famiglia istriana come una famiglia di stranieri.
Le foibe e l’esodo degli italiani sono stati (e sono tuttora) sicuramente una ferita per migliaia di famiglie italiane, nonostante questo le famiglie degli esuli hanno dimostrato una grande forza d’animo quando furono costrette a lasciare per sempre le loro case per affrontare le difficoltà del dopoguerra e le diverse realtà sociali della penisola italiana.
Alessandro Di Lorenzo IVE
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